Ci sono molti modi di narrare la varia humanitas che ci circonda. Lo si può fare con spirito corrosivo, additando le poche virtù e i molti vizi che ci appartengono; descrivendo con grottesca ferocia le idiosincrasie che alimentano le nostre vite; oppure utilizzando la sottile arma dell’ironia, andando a colpire di fioretto invece che di sciabola.
Paolo Sassaroli con questa esilarante raccolta di pseudo favole riesce – nei 15 racconti che sorreggono la sua opera – a mixare i tre stili narrativi e ci regala un rutilante viaggio che spiazza il lettore per l’inventiva, il linguaggio diretto e provocatorio, lo sguardo mai riconciliato con la realtà che ci circonda, la disperata disillusione e l’amara malinconia di fondo.
Vuoi scrivere ma non ti legge nessuno, specchio della ferocia umana, viaggio tridimensionale in cui le nevrosi umane regnano incontrastate, è la mortifera risata, il sardonico ghigno, la tragica beffa letteraria di un autore “contro” il sentire comune, l’eterna lotta tra i sessi, la mediocrità imperante, l’incomunicabilità incontrastata, l’egocentrismo esasperato.
Utilizzando l’acuminato bisturi di un entomologo moralista e dissoluto, Sassaroli afferma a chiare lettere la sua visione del mondo, scagliandosi contro politica, social network, arrivismo, ambizione smodata e qualunquismo. E forse, in questa landa desolata di miserie umane, l’unica cosa che potrà salvarci, l’unico scoglio a cui potremmo aggrapparci per non naufragare, potrà essere ricercato solo nella purezza incondizionata e totale che solo il vero amore può donarci.
Un’opera tagliente, che sfugge alle etichette, di difficile collocazione, capace di dare uno sguardo lucido, impietoso e disincantato di questo grigio scorcio di secolo che contraddistingue le nostre vite
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